Performance: Bani Adam

BANI ADAM
2021

Performance dell’artista Bahar H a cura di Elena Radovix in collaborazione con Forme in Bilico.

I figli di Adamo fanno parte di uno stesso corpo, essi sono creati tutti di una stessa essenza. Se il destino fa soffrire una delle membra, anche le altre non avranno
riposo. Tu che sei indifferente alle pene degli altri non meriti di essere chiamato uomo. Bani Adam di Saadi Shiraz L’artista Bahar H. analizza come è cambiato il valore dello spazio in cui vive in relazione ai cambiamenti estremi, dettati dalle conseguenze della pandemia da Covid 19. Il virus si è diffuso indistintamente, in tutti i luoghi della terra, superando confini, limiti, barriere e senza fare distinzione tra individui. Ha cambiato le nostre vite. Improvvisamente l’umanità si è trovata al cospetto di una nuova e sconosciuta sfida, impreparata ad affrontare e condividere un tragico destino comune. La pandemia ha dato però anche delle opportunità di cambiamento, ha creato la consapevolezza che siamo tutti interconnessi e per far fronte alla difficile situazione è necessaria una cooperazione globale.

Dalle scelte, dalle azioni e dalla responsabilità di ogni individuo dipende il benessere dell’intera collettività. “La casa è il nostro angolo di mondo. Il nostro primo universo. Essa è davvero un cosmo”. Gaston Bachelard L’elemento cardine della performance è la casa intesa sia come spazio- ambiente fisico- materiale, sia come simbolo di ambiente sociale, culturale, antropologico e relazionale. Le riflessioni dell’artista partono dalle somma delle emozioni e delle complesse caratteristiche sensoriali che questo “angolo di mondo” le ha restituito nell’ultimo anno di vita. Anno stravolto dalla pandemia. La casa svolge un ruolo di contenimento, simbolo di protezione e sicurezza. Luogo che assume simbolicamente il significato del limite, definendo i confini tra il dentro e il fuori. Luogo deputato ad accogliere o escludere. Luogo intriso di vita, di ricordi, di abitudini e di relazioni. Spazio che rappresenta la propria identità, il proprio vissuto.

Improvvisamente, a causa dell’inaspettata pandemia, i ruoli intrinseci delle sue funzioni cambiano. Il confinamento forzato, al fine di proteggere dal virus e impedirne la diffusione, determina cambiamenti di abitudini, di stili di vita, di relazioni e di conseguenza di percezione. Un cambio di paradigma. La nicchia è diventata un luogo di isolamento, di distanziamento sociale o di convivenza forzata. Un luogo non luogo. Diviene ostile, una sorta di prigionia, un luogo claustrofobico, uno spazio che costringe e limita, che alimenta il senso di fragilità, di estraneità, di disorientamento, di malessere e di solitudine. L’interazione con essa ha alimentato situazioni problematiche e di sofferenza. E’ diventata il contenitore di un forte potenziale di stress. La casa e la relazione con essa influenzano l’identità di ciascuno. L’angolo di mondo, qualunque e ovunque esso sia, appartiene alla sfera più intima e diventa metafora di un senso più esteso di casa, la casa interiore. E questa è in continua ridefinizione, è il viaggio della vita di ciascuno. Vita che non può continuare in solitaria, vita che ha bisogno di cura, d’amore, ha bisogno dell’altro.

Quello che l’artista sottolinea è l’urgente necessità di coltivare l’empatia, la volontà di prendersi cura degli altri, la necessità di abbattere i muri che separano, la capacità di accogliere l’alterità in un obiettivo comune che riconosca l’altro come parte di un unico organismo condiviso. È necessaria la collaborazione, il coinvolgimento, una forma di reciprocità tra gli individui, questo è quello che l’artista auspica.

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